Chupitos y Licores
Licores
Liquori
4,00 €
*
Brandy y brandy especial
Brandy spagnoli
6,00 € – 10,00 €
*
Orujo imperial
Aguardiente
5,00 €
*
Pacharan
Liquore tipico
5,00 €
*
Licores
Liquori
4,00 €
*
Brandy y brandy especial
Brandy spagnoli
6,00 € – 10,00 €
*
Orujo imperial
Aguardiente
5,00 €
*
Pacharan
Liquore tipico
5,00 €
*
Crema catalana casera
Crema catalana
6,00 €
*
Postre del dìa
Dolce del giorno
7,00 €
*
Churros
Frittelline con crema nocciolata
6,00 €
*
Helados
Gelato
7,00 €
*
Cafè
Caffè
1,50 €
*
Jamon Iberico de Bellota
Prosciutto Iberico Pata Negra (nutriz. 100% ghiande)
19,00 €
*
Jamon Iberico
Prosciutto Iberico
14,00 €
*
Bandeja De Embutidos
Gran piatto di salumi e formaggi
19,00 €
*
Mixta
Insalata mista
5,00 €
*
Escalivada
Verdure grigliate
7,00 €
*
Parrillada Real (per due persone)
Grigliata mista servita e contorno
30,00 €
*
Tabla Rociera
Grigliata mista di carne più patate fritte
18,00 €
*
Escorial
Tagliata di carne alla griglia con balsamico e verdure grigliate
18,00 €
*
Bistec a la parrilla (circa 350 gr)
Bistecca alla griglia più patate fritte
18,00 €
*
Filete de Lubina con Almendras y Bellota
Filetto di spigola al cartoccio con mandorle e prosciutto iberico
18,00 €
*
Zarzuela (su prenotazione)
Zuppa di crostacei e filetto di pesce
22,00 €
*
Calamares a la Romana
Calamari fritti
14,00 €
*
Calamares y Gambas Fritos
Calamari e gamberi fritti
15,00 €
*
Triunfo de Pescados (per 2 persone)
Grigliata mista di pesce
45,00 €
*
Parrillada de Pescado
Grigliata mista
21,00 €
*
Olla de Mejillones a la Marinera
Pentola di cozze (1 Kg)
15,00 €
*
La regione di Castiglia, è al centro della penisola Iberica ed è una piacevole scoperta per gli amanti del buon cibo.
Conosciuta per le rocambolesche avventure di Don Chisciotte e del suo fedele scudiero Sancho Panza, raccontate da Cervantes, è caratterizzata da una cucina tipica semplice, popolare, ma ricca di gusto.
Il Queso Manchego è il formaggio di pecora di cui Don Chisciotte e Sancho sono ghiotti e la sua particolarità è che, conservato sott’olio, può durare anche due anni.
Questa zona è conosciuta come la Spagna degli arrosti e non è difficile capire il perché, soprattutto dopo aver assaggiato il delizioso arrosto di agnello o maialino.
Infatti l’elemento di punta della tavola castigliana è senza dubbio la carne: agnello, lepre, coniglio, ma anche piccioni e pernici.
In Castiglia e in León la lavorazione del maiale è una cosa seria, un vero rito che dà origine a insaccati e prosciutti famosi in tutto il mondo.
In inverno, protagoniste delle tavole castigliane sono le zuppe, dense e sostanziose.
Tra i piatti tipici:
Cogido maragato: zuppa di ceci e carne
Picadillo de Chorizo: un composto di carne macinata, verdure ed erbe aromatiche accompagnato da riso.
La regione della Mancha si trova al centro della Spagna e ne avrai sentito parlare per le avventure erranti dei protagonisti del romanzo di Miguel de Cervantes.
Gli spiriti dei due cavalieri aleggiano dappertutto: dalle statue in giro per le città, ai Musei, al packaging del formaggio preferito dai due protagonisti.
Non a caso il logo dell’ente che tutela il Queso Manchego è rappresentato da una forma di queso con dietro le pecore e… i due cavalieri erranti!
Il cibo, nel periodo in cui è ambientato il romanzo, è una delle preoccupazioni quotidiane più importanti.
Don Chisciotte ne parla spesso, nonostante avere il chiodo fisso per il cibo sia disdicevole per un cavaliere errante!
“Mangia caro Sancio (…) sostentati, che a te più che a me importa la vita, e me lasciami morire, oppresso dai miei pensieri e dalle mie disgrazie. Io Sancio nacqui per vivere morendo, tu per morire mangiando“.
Oltre al formaggio, nell’opera del Cervantes spesso è nominata la Olla: una sorta di bollito misto con carne, verdure e ceci o legumi in genere.
Nei giorni di festa la Olla diventa Potrida, ovvero un mix di carni e tagli (dal pollo, al manzo, al montone), di verdure e ortaggi.
Il nome deriva dalla pentola di coccio che è stata per anni protagonista delle tavole contadine, conosciuta in Italia come pignatta.
“Il miglior condimento che ci sia è la fame”
– Miguel de Cervantes – Don Chisciotte
La cucina è per la Galizia una delle principali risorse turistiche ed economiche, sia per la varietà e qualità dei suoi prodotti sia per la professionalità dei suoi cuochi riconosciuta in tutto il mondo.
I piatti sono preparati con ingredienti di qualità sopraffina, coltivati e prodotti in loco.
Tradizionalmente la Galizia con i suoi 1200 chilometri di costa e molteplici porti, è una terra votata alla pesca, inoltre l’esperienza secolare dei marinai rende i mercati di pesce i più forniti dell’altura.
L’importanza della tradizione culinaria per questa regione si percepisce dal numero di sagre e feste gastronomiche organizzate in un anno, circa 300.
Oltre all’ottimo pescato, i prodotti della terra galiziana non sono da meno.
La carne bovina è quella maggiormente consumata, si predilige la carne di vitello e il marchio di qualità assoluta è riconosciuto al Manzo della Galizia, con il quale si preparano centinaia di ricette.
Uno dei prodotti autoctoni più noti è il pimiento del padron, un piccolo peperone, la cui pianta produce alcuni esemplari piccanti e altri dolci.
Altra prelibatezza dell’interno della regione è il tipico tetilla, formaggio prodotto con latte vaccino di razze galiziane, leggermente acido, dalla caratteristica forma conica.
Un pasto galiziano va concluso con una fetta di torta di Santiago, a base di farina di mandorle, dolce venduto ancora oggi lungo le tappe del Cammino di Santiago.
Piatti tipici:
Polpo a Feira: polpo condito con paprika affumicata e olio d’oliva
Caldo Gallego: primo piatto preparato con verza, patate, fagioli, cime di rapa, pancetta, lacón e chorizo.
Il cammino di Santiago de Compostela è una delle vie di peregrinazione più importanti della storia, tant’è che Dante nella Vita Nova definisce il pellegrino sinonimo del viandante che si dirigeva a Santiago.
La leggenda vuole che la tomba di S. Giacomo il Maggiore, apostolo di Gesù, fu ritrovata grazie all’apparizione di una stella su un campo presso un colle chiamato Libredòn.
Da qui deriva il nome della città: Santiago è infatti una contrattura spagnola di San Giacomo e de Compostela (de campus stellae) ricorda quella stella.
Il cammino è lungo circa 800 km e il percorso a piedi dura all’incirca un mese.
È un’esperienza unica non solo per i credenti, ma per tutti coloro che vogliono godere un momento di pace, lontano dalla frenesia delle vite cittadine.
Ovviamente il cibo è una componente importante del percorso.
La colazione tipica del pellegrino prevede:
-Caffè con leche
-tostadas con mantequilla
-tortilla di patate
-pan con tomate
Lungo il percorso ti capiterà di assaggiare i famosi Pimientos de padròn, i peperoncini serviti sia come piatto unico sia con le tapas.
E non dimenticare di gustare la torta di Santiago, la ricetta originale la vuole senza farina, con mandorle polverizzate, uova e zucchero.
E a proposito di mandorle… “Dios da almendras al que no tiene muelas” (Dio dà mandorle a chi non ha denti).
In Italia “Dio dà il pane a chi non ha denti”, ma il concetto è chiaro lo stesso!
La cultura andalusa è influenzata dal contatto con i diversi popoli che la abitarono: i romani introdussero la coltivazione del grano e la vite, gli arabi perfezionarono la coltivazione negli orti.
La cultura araba ha lasciato segni profondi nella gastronomia andalusa ed è evidente nell’uso di ingredienti come il riso, gli agrumi e spezie come il cumino e lo zafferano.
Il clima favorisce l’abbondanza di frutta e ortaggi. Ottimo l’aceto locale a base di cherry. Molte delle tapas, servite oggi in tutta la Spagna e non solo, hanno avuto origine in Andalusia.
La regione è bagnata dal mar Mediterraneo e l’oceano Atlantico, per questo è ricca di pesce di ottima qualità, cucinato prevalentemente alla griglia.
In montagna sono molto diffusi gli stufati di carne. Tra tutti gli insaccati, primeggia il prosciutto iberico di maiale alimentato a ghiande, unico nel suo gusto.
Tra i piatti regionali:
il Gazpacho: zuppa fredda a base di aglio, pomodoro, pane, peperoni, cetrioli, aceto e olio d’oliva
la Rabo de Toro: coda di toro stufata con verdure e vino rosso
le Huevos alla Flamenca: uova con verdure e salsicce piccanti.
La Feria de abril è una gran festa tradizionale che si celebra nel quartiere de Los Remedios di Siviglia due settimane circa dopo la Pasqua, quindi con una data che varia di anno in anno, e che letteralmente paralizza la città durante un’intera settimana.
Nasce nel 1846 come fiera del bestiame. La festa ha inizio con l’accensione (alumbrado) di migliaia di luci.
Durante la Feria gli spagnoli non mangiano grosse porzioni di cibo, se pica (si spizzica) perché bisogna mantenersi leggeri: si balla e canta tutta la notte!
Tipici della prima notte di festeggiamenti pesce fritto e tapas.
Altrettanto tipici sono il gazpacho, il salmorejo, le vongole alla marinara, e come dolci troverete ovunque i churros, impasti fritti serviti con cioccolata.
A proposito di questi gustosi dolcetti, in Spagna quando una cosa, un prodotto si vende bene si è soliti dire: “Se venden como churros (si vendono come i churros), l’equivalente italiano del: “va via come il pane“.
Valencia è un vero e proprio paradiso culinario per gli amanti della buona cucina, per chi ama gustare piatti tipici e vivere esperienze di viaggio uniche attraverso il cibo.
Questa regione spagnola offre un’ampia offerta gastronomica, dai piatti tradizionali alle ricette preparate con ingredienti freschi di mare e di terra.
È rinomata per la produzione di agrumi e per il piatto spagnolo per eccellenza, la paella.
La maggior parte delle fonti storiche indicano infatti che la nascita della paella sia avvenuta proprio qui a Valencia.
A sud della città, nel parco naturale dell’Albufera, era considerata un piatto povero e gli abitanti usavano preparala con verdure, legumi misti.
La cucina di Valencia è tipicamente mediterranea. Risaltano tra le proposte l’incredibile varietà di riso, circa 40. Il cereale fu importato dagli abitanti musulmani che cominciarono a coltivarlo.
La cosa curiosa è che il modo di cucinare il riso è influenzato non solo dagli ingredienti, ma anche dal tipo di recipiente usato: il riso è più o meno umido se cucinato in una casseruola, in una pentola profonda o al forno.
Buonissimi anche i dolci, molto famosi quelli preparati dalle pasticcerie locali durante il periodo natalizio.
A Valencia non esiste nessun evento più popolare di Las Fallas: la festa tradizionale che celebra la primavera e saluta l’inverno.
Esistono circa 400 Comissioni Fallares, ovvero aggregazioni di persone che vivono nello stesso quartiere, ciascuna delle quali colloca la sua falla, grandi costruzioni di materiali combustibili, in una delle vie della città.
Nei 4 giorni di festeggiamenti le Fallas rimangono esposte per le vie della città, e il culmine dell’evento si concentra nella processione e nelle offerte floreali alla Madonna degli Abbandonati (la Ofrenda).
Apposite associazioni sostengono i costi elevati delle costruzioni, gareggiando tra di loro per stabilire qual è la Falla più bella.
Durante i giorni di festa c’è una grande varietà di bancarelle di cibo, ma quelle che catturano l’attenzione dei più golosi vendono churros e ciambelle fritte!
E come resistere alle tradizionali frittelle di zucca, le Buñuelos, o alle mele ricoperte di caramello e cioccolato?
I churros sono talmente amati dagli spagnoli, che li ritroviamo in molti detti popolari. Per esempio per mandare bonariamente qualcuno a quel paese si è soliti esclamare: “Vete a freir churros“! (vai a friggere churros!)